Berlin Calling.

tessmatozza_berlin

Una camera con vista, una grande finestra, il terzo piano ma sembra essere al ventesimo.
Il cielo grigio, gli alberi alti e spogli e la Sprea la muove il vento.
Il freddo che dicono sia diverso e le mani diventano rosse, la sciarpa stretta e attorcigliata.
Una metro anni 80, gialla, con le mattonelle bianche, mi sento una dei ragazzi dello Zoo.
1, 3 Km di muro.
Personaggi colorati, baci politici, un’auto che sfonda la parete, fantasie in bianco e nero, anche un ricordo di Milo Manara.
Odore di zucchero filato, di mele caramellate, di spezie, di carne sulla griglia, di glühwein.
Alexanderplatz, Potsdamer platz, Tiergarten, East Side Gallery, Kurfürstendamm.
Casette di legno, lucine dorate, viali illuminati, un grosso Santa Claus, cibo e souvenir.
Il Natale a Berlino.
Stelle di carta, soldatini  dello “Schiaccianoci”, decorazioni di legno, candele e caroselli.
Calore dalla bocca, guanti e tazze bollent
i da stringere.
Cibo di strada, musei, piazze, scatti su Instagram.
Currywurst, patatine, würstel e panna acida.
Buio presto, Bundestag, skyline, auto veloci, profili luminosi.
Orsi, porte, omini del semaforo col cappello.
Musica, quella buona.
Holy Shit Shopping.
Borse di carta, tazze con i marinai, vino rosso dentro bottiglie oniriche, illustrazioni di bicicli e mongolfiere.
E di nuovo la metro, dalle mille voci, mille lingue, mille bretzel.
E di nuovo la stanza, al terzo piano, di fronte a quel club dall’atmosfera viola, che ogni sera prima di andare a dormire rimanevo a guardare, e le persone bevevano e ballavano, e io immaginavo la loro vita, lì a Berlino, con il sole che sorge alle 8, e il sentirsi a casa.
Volo alle 06:40.
Con il cappotto sbottonato, sono tornata invece in quella che è a casa mia.

TM

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