Ho fatto un viaggio di 7 ore partendo con le nuvole, e poi è venuto fuori il sole e poi di nuovo le nuvole. Lentamente sono scesa giù con gli occhi fissi al finestrino e il mare sempre più vicino. Mi sono addormentata sullo zaino del sedile accanto, ho scartato un panino al formaggio, ho finito due bottigliette d’acqua e ho ascoltato tutta la mia nuova playlist di Spotify. Mi sono fermata. Ho assaporato la noia del viaggio e la voglia di arrivare a destinazione. Ma mi sono fermata. Ho messo in play J Mascis e in stop i miei piedi. E poi sono arrivata casa. Mi sono fermata. Mi sono mescolata al movimento del mare quando al tramonto c’è bassa marea e non tira un filo di vento. Sono rimasta sul balcone a guardare i lampioni gialli e le macchine ferme al semaforo, nel fresco della sera. Ho scelto il piatto di ceramica bianca con i disegni blu per tagliare i pomodori e versare l’olio sulle friselle. Ho letto i giornali che normalmente accumulo ed anche l’oroscopo, che quasi mai indovina il mio giorno fortunato. Mi sono svegliata tutti i giorni, un’ora più tardi del solito, con un sottilissimo fascio di luce che entrava dalle tapparelle e con addosso le zampe del mio cane. Ho accesso la tv alle 15 di pomeriggio ed è subito stato come tornare a scuola. Ho goduto di tutto il sole che la mattina entrava dalla finestra della cucina illuminando le pesche e la tazza del caffè. Ho abbracciato mia madre. Ho camminato scalza sentendo il freddo delle mattonelle di casa mia. Mi sono fermata. E sola, tranquilla, rilassata, quasi annoiata sono rimasta seduta sul divano a mangiare il gelato, scegliendolo tra tutti quelli che mio padre compra al supermercato per farci contenti in estate. Mi sono fermata per vedere le lancette segnare le ore senza dover infilare una scarpa e sbagliar a fare la linea del mascara. Sono tornata e ho sentito aria di casa mia, respirando il profumo del gelsomino e prendendo tempo.
TM