Mi ricordo la mia fronte, quando avevo ancora pochi capelli in testa, sporca di macchie rosse perché mia madre ha sempre amato mettere il rossetto.
Poi quando andavo dalla nonna le guance schioccavano in continuazione.
Mi sono sempre esercitata davanti allo specchio a fare il pesciolino con la bocca perché amavo il rumore delle labbra quando scoppiavano per ritornare alla loro forma naturale.
La domenica mattina andavo a comprare il Cioè solo per il lucidalabbra con i brillantini.
Poi un giorno dietro quel muro che non ci vedeva nessuno, le mani attorno al viso, ho chiuso gli occhi.
Non c’è più innocenza nei grandi ma resta la dolcezza e l’emozione.
E ancora e ancora per sentirsi uno solo e questo basta.
Pensare a quello che c’è dietro le labbra arrossate, lucide e a volte ferite da piccoli morsi.
Che s’incontrano la mattina quando ti svegli girandoti dall’altra parte del letto e tutto si scioglie in uno schiocco piccolo e biascicato.
Mentre di fretta scegli il vestito per la riunione un piacevole solletico risale dal polso fino alla spalla.
E poi alla porta o alla macchina, prima di chiudere portoni e portiere c’è bisogno ancora di un attimo.
E non bastano cene, fiori, fiocchi rosa o mani davanti gli occhi se poi non ci incontriamo di nuovo come fossimo un pennello dentro il suo barattolo di pittura; come un dito che affonda nella panna; come la faccia al mattino nell’asciugamano di ciniglia e come il cucchiaio nella schiuma del cappuccino.
E poi con la testa nella spalla sento di nuovo le labbra sulla fronte e poi sulla guancia e poi sulla bocca.
E’ il sapore di un bacio quello lì e non c’è niente di più piccolo in cui perdersi a mani strette.
Happy World Kiss Day.
TM